Area viscerale per patologie organi interni del corpo
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Patologie dell'area

Viscerale

Comprende le patologie a carico degli organi interni del nostro corpo, il cui mal funzionamento si ripercuote anche sul senso di benessere generale. Differenti e molteplici possono essere le cause che ne inducono la comparsa in base all’organo e alla disfunzione che lo interessa.

Dismenorrea

La dismenorrea è il termine con cui si indicano i sintomi correlati al ciclo mestruale come il dolore addominale crampiforme, la lombalgia, la nausea, il vomito, il mal di testa, la dissenteria o la stipsi. La dismenorrea primaria si verifica nelle giovani donne senza anomalie pelviche. Uno studio su 1000 ragazze di età compresa tra 16 e 18 anni ha rilevato che il 21% delle ragazze ha avuto forti dolori con periodi e il 26% ha perso la scuola a causa del dolore mestruale. La Secondaria, è legata a patologie ginecologiche come l’endometriosi, fibromi uterini e adenomiosi uterina. Diversamente dalla dismenorrea primaria, quella secondaria inizia durante l’età adulata a meno che non sia causata da malformazioni congenite. Recenti studi tedeschi hanno dimostrato che il trattamento osteopatico può essere utile per le donne che soffrono di dismenorrea primaria. L’osteopatia può essere un valido alleato nel ridurre il dolore mestruale e nel miglioramento dei fattori associati. Il trattamento manipolativo osteopatico può aiutare a migliorare il flusso di sangue verso l’utero garantendo il funzionamento ottimale del muscolo del diaframma. Il diaframma svolge un ruolo chiave nella corretta funzione arteriosa e venosa nel corpo ed è anche responsabile della mobilità degli organi pelvici associati all’inalazione e all’espirazione. Il trattamento manipolativo osteopatico può anche aiutare a garantire l’equilibrio del sistema nervoso agli organi pelvici. L’apporto di nervi all’utero deriva dalla regione inferiore del torace e della regione lombare superiore (T12 + L2) e sacrale (S2-4), che controllano la costrizione e la dilatazione dei muscoli uterini e dei vasi sanguigni aiutando la decongestione pelvica garantendo una corretta biomeccanica del bacino, della colonna lombare e alleviando le tensioni muscolari dell’addome e del pavimento pelvico, consentendo alla donna di vivere con maggiore serenità la propria quotidianità.

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Sindrome di Lacomme

(in Gravidanza)

La sindrome di Lacomme è una sindrome dolorosa osteo- muscolo -articolare della regione addominopelvica che si manifesta nelle donne in gravidanza , per cui entrambe le strutture ossee, muscolari e articolari in quella zona sono interessate. La sua causa è sconosciuta, ma si ritiene che possa essere coinvolta l’ ipocalcemia e/o l’ ipomagnesemia , con il cambiamento ormonale che gioca un ruolo fondamentale . Frequentemente questa sindrome è dovuta alla distensione delle articolazioni sacro – iliache e/o della sinfisi pubica durante la gravidanza e soprattutto negli ultimi mesi. C’è un tipico dolore al basso ventre con sensazione di pesantezza pelvica e oppressione nella regione inguinale , associato a dolore lombosacrale e gluteo senza vera sciatica. Il dolore al bacino irradiato a fossa iliaca e talvolta anche il perineo è caratteristica della sindrome di Lacomme . L’ evoluzione è altalenante fino al parto. A volte la sindrome di Lacomme viene confusa con altre patologie come appendicite, colica renale, lombalgia, sciatica , sacroleite, spondilite anchilosante , ecc. può anche dare la sensazione di un travaglio prematuro o di un aborto. Quindi bisogna fare una buona esplorazione per escludere queste patologie pregresse poiché richiedono urgenza medica.

Sintomi
  • Sensazione di pesantezza al basso ventre;
  • Sensazione di pesantezza e oppressione in fossa iliaca;
  • Sensazione dolorosa di tensione e trazione nelle pieghe inguinali;
  • Difficoltà a camminare , sdraiarsi o girarsi nel letto;
  • Dolore lombosacrale e gluteo che si confonde a volte con sciatica o ernia del disco o restringimento del canale spinale;
  • La palpazione dolorosa alla superficie posteriore del pube , sinfisi e laterale alla superficie quadrilatera dell’ileo;
  • Dolore quando l’ elevatore dell’ano è stressato.
Da evitare
  • Evitare movimenti bruschi soprattutto quando si cambia posizione;
  • Evitare passeggiate troppo lunghe in quanto possono aggravare i sintomi e il processo di distensione dei legamenti.
Trattamento

La sindrome di Lacomme è benigna, nonostante il dolore, a volte così intenso, che provoca. L’insieme dei sintomi sopra descritti provoca raramente una disabilità funzionale significativa nelle donne in gravidanza, portandole a muoversi su una sedia a rotelle o con le stampelle. A livello fisioterapico e osteopatico, gli obiettivi saranno normalizzare il bacino e la regione toracica , ridurre l’infiammazione della parte anteriore delle costole se esiste, normalizzare la muscolatura ipertonica e gli esercizi di controllo motorio lombo-pelvico.

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Incontinenza urinaria

E’ una patologia la cui insorgenza è variabile per età ed eziopatogenesi. Spesso è causata da una disfunzione del pavimento pelvico. Altre cause possono essere interventi chirurgici invasivi di asportazione tumorale. Può colpire sia donne che uomini, anche se risulta in percentuale più colpito il sesso femminile per la morfologia delle strutture anatomiche e per i numeri dei parti.

Esistono differenti tipi di incontinenza urinaria:

  • Incontinenza da urgenza, perdita incontrollata di urina che si verifica subito dopo un urgente ed irrefrenabile bisogno di urinare;
  • Incontinenza da stress, perdita di urina causata da aumenti di pressione intraddominale (esempio, tosse, starnuto, risata, sollevamento di pesi);
  • Incontinenza funzionale, perdita di urina causata da un mancato controllo della minzione (per patologie cronico degenerative quali ad esempio demenza, che causa un mancato controllo degli sfinteri deputati al controllo dell’urina).

 

Tra le principali cause di incontinenza urinaria c’è la disfunzione del pavimento pelvico, ovvero, quella situazione per cui i muscoli, tendini e legamenti che si trovano alla base anatomica dell’addome, non funzionano più adeguatamente e quindi non sono più in grado di trattenere lo stimolo minzionale.

Il trattamento più adeguato per l’incontinenza è di tipo conservativo ed è basato sulla riabilitazione del pavimento pelvico e di tutte le strutture anatomiche che vanno incontro a disfunzione. In base ai casi si stila un programma riabilitativo individuale per rispondere a pieno ed in modo specifico alle necessità della persona.

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Induratio penis

(Malattia di Peyronie)

L’Induratio Penis Plastica, conosciuta anche come malattia di Peyronie, è una curvatura acquisita del pene che può causare disfunzione erettile. Se presente, il dolore si manifesta precocemente e si riduce col passare del tempo. E’ una malattia caratterizzata dal deposito di collagene e fibrina e da una riduzione delle fibre elastiche responsabili della formazione di una placca fibrosa (localizzata sulla parte posteriore del pene) nella tunica albuginea (il tessuto che circonda i corpi cavernosi). E’ proprio questa cicatrice sul pene a causare la curvatura in fase di erezione del pene che non è più in grado di estendersi liberamente. Ad oggi, non si comprende appieno la causa della malattia di Peyronie. Circa l’1-3% della popolazione maschile (in età compresa tra i 40 ed i 70 anni) soffre di Induratio Penis Plastica, di cui il 20-40% riferisce disfunzioni erettili. Il 77% di uomini colpiti dalla malattia riporta effetti psicologici importanti.

Il trattamento con onde d’urto a bassa frequenza, specie se utilizzato nelle prime fasi della malattia, è considerato un valido trattamento adiuvante in quanto molto raramente gravato da effetti collaterali e in grado di risolvere la sintomatologia dolorosa e di limitare l’evoluzione della placca fibrotica. Il trattamento con onde d’urto, invece, nelle forme caratterizzate da un’importante curvatura peniena non sarebbe in grado di modificare la curvatura peniena e, quindi, di ristabilire una normale funzione sessuale: in questi casi, le opzioni terapeutiche sono o il trattamento chirurgico o la terapia con collagenasi, entrambe invasive e con possibili eventi avversi. Il trattamento con onde d’urto a bassa frequenza rappresenta quindi una valida opzione terapeutica, in quanto non gravato da eventi avversi e non invasivo, soprattutto nelle forme di IPP iniziale o nella fase stabile della malattia. Il trattamento prevede l’applicazione focale (a livello penieno) di onde d’urto a bassa intensività per 5-10 minuti ogni 7-10 giorni per 6 sedute. L’applicazione delle onde d’urto avviene come un normale esame ecografico: il paziente si pone in posizione supina e il Medico applica sulla zona da trattare un gel (per permettere una maggior conduzione delle onde d’urto). Il Medico quindi effettua l’applicazione sulla zona da trattare. E’ importante la ciclicità delle applicazioni per il raggiungimento del risultato terapeutico.

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Trattamento Consigliato

Prolasso uterino

Per prolasso uterino si intende la discesa dell’utero nel canale vaginale, dovuto all’alterazione del normale assetto dei meccanismi di sostegno e sospensione che mantengono l’utero ancorato alla parete pelvica. Il prolasso dell’utero è frequentemente associato alla discesa di altri organi della cavità pelvica (vescica, intestino) o del diaframma genitale. Per questo è bene che venga inquadrato all’interno delle cosidette disfunzioni del pavimento pelvico.

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Prostatiti

La prostatite è un processo infiammatorio che colpisce la prostata e i tessuti circostanti. Esistono diversi tipi di prostatite: batterica acuta, batterica cronica, abatterica cronica e asintomatica. Si stima che ogni anno colpisca circa un terzo della popolazione maschile, specialmente tra i 20 e i 40 anni. È definita come un dolore non specifico, non facilmente localizzabile in assenza di una patologia di base diagnosticabile (es. infezione batterica, trauma) che perdura per più di 6 mesi.

La prostatite acuta e quella cronica si presentano con sintomi diversi. La prostatite acuta si manifesta con dolore al basso ventre, difficoltà a iniziare la minzione, bruciore durante l’espulsione dell’urina (stranguria), aumento dello stimolo a urinare (pollachiuria), anche durante la notte (nicturia), senso di urgenza e di vescica non vuota. In alcuni casi è possibile la presenza di sangue nello sperma, eiaculazione dolorosa e febbre. Nella forma cronica i sintomi perdurano per un periodo superiore ai tre mesi. Solitamente il paziente non lamenta febbre, ma sono presenti sintomi irritativi (pollachiuria, nicturia, urgenza, stranguria) e dolore pelvico.

Tradizionalmente la terapia di questa sindrome è basata sull’utilizzo di antibiotici, antinfiammatori e alpha-bloccanti, usati singolarmente o in combinazione. Altre terapie di seconda linea sono state impiegate, con risultati mediocri. Le onde d’urto hanno due caratteristiche principali: possono propagarsi in un mezzo liquido (1500m/sec nell’acqua) o gassoso(nell’aria) o solido, compatto (i tessuti del corpo umano) e trasportano energia. Queste onde vengono prodotte da un manipolo che viene appoggiato al corpo e possono essere trasmesse in un punto o regione del corpo ben localizzato. L’energia delle onde viene scaricata solo nell’area mirata senza coinvolgere i tessuti vicini. La terapia con onde d’urto a bassa intensità non è invasiva ed è stata applicata al trattamento delle prostatiti croniche poiché induce un aumento della vascolarizzazione, un incremento dei segnali antinfiammatori, una interruzione degli impulsi nervosi dolorifici ed una riduzione del tono muscolare passivo.

Uno studio recentemente pubblicato (Guu SJ, 2018) dimostra che il 76% dei pazienti con prostatite cronica non responsiva a terapia antibiotica, antinfiammatoria e alpha-bloccante a 4 settimane dalla terapia con onde d’urto a bassa intensità ha avuto un beneficio che nell’82% dei pazienti è stato superiore a 3 mesi di follow-up.

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Reflusso gastro esofageo

Il reflusso gastro-esofageo può essere definito come il “passaggio involontario ed incosciente di una parte del contenuto gastrico nell’esofago, senza compartecipazione della muscolatura gastrica ed addominale”. La malattia da reflusso gastro-esofageo, spesso abbreviata come MRGE (in inglese GERD, Gastro-Esophageal Reflux Disease), consiste in quell’insieme di sintomi dolorosi e/o fastidiosi generati dal reflusso nell’esofago del contenuto gastrico. Il reflusso gastroesofageo di per sè è un fenomeno fisiologico, se occasionale ed asintomatico e se non causa disturbi. Può essere causato da diversi fattori come quelli alimentari, anatomici, funzionali e farmacologici.

Generalmente i sintomi con cui si presenta sono:

  • Bruciore alla bocca dello stomaco;
  • Rigurgito del bolo alimentare;
  • Bruciore retrosternale;
  • Difficoltà digestiva;
  • Nausea.

I sintomi della malattia da reflusso possono essere imputabili ad alterazioni patologiche, che si documentano soprattutto con la gastroscopia e con l’ecografia addominale: si parla in tali casi di malattia da reflusso secondaria alla patologia evidenziata (esofagite, calcolosi biliare , altro). Se la sintomatologia indotta dai reflussi non è supportata da lesioni organicamente dimostrabili, come l’esofagite o le ulcere, si usa il termine di NERD (Non Esophagitis Reflux Disease) proprio per distinguerla dalla GERD. Questa è caratterizzata dalla presenza dei sintomi del reflusso, in assenza di danno mucoso esofageo. Tale condizione rappresenta il 60-70% dei casi di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE). La NERD non è esattamente una malattia funzionale, perché il problema reflusso è documentabile alla pH-Impedenzio-metria delle 24 ore.

Come intervenire?

L’osteopatia può essere in grado di allentare le tensioni a livello del cardias, riequilibrare i diaframmi corporei e in particolare quello addominale garantendo un’ottima cura dei sintomi e quindi dei disagi del paziente. Occorre dare una stimolazione a livello neurovegetativo tramite i segmenti vertebrali che innervano le strutture esofagee e gastriche e detendere l’esofago. Per affrontare il reflusso gastroesofageo possiamo anche suggerire al paziente di adottare alcuni accorgimenti per favorire la riduzione dei sintomi: diminuire il peso corporeo se elevato, smettere di fumare, evitare la posizione clinostatica (distesa) elevando ad esempio la testiera del letto, evitare il caffè, gli alcolici, il cioccolato, la menta e gli altri alimenti che il paziente ricolleghi spontaneamente al sintomo (in generale quelli più artefatti e quelli più ricchi di grassi).

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Stipsi

Si definisce quindi stipsi, o stitichezza, il disturbo della funzione intestinale che non permette la corretta evacuazione delle feci. Oltre ad un aspetto meccanico, ad influire negativamente è anche quello psicologico, è difatti un disturbo più frequente in chi è depresso o sottoposto a stress psicologici.

I sintomi di questo disturbo possono essere:

  • Ridotta frequenza di evacuazioni (meno di tre alla settimana);
  • Feci dure;
  • Sforzo eccessivo e prolungato durante la defecazione;
  • Blocco o senso di ostruzione;
  • Sensazione di evacuazione incompleta;
  • Ricorso a manovre manuali o ausili tipo clisteri e supposte.

Si può parlare di stipsi cronica quando questo disturbo è presente da almeno 3 mesi e quando le evacuazioni sono meno di tre a settimana. Inoltre fra gli elementi più comuni di questa problematica rientrano: feci solide, sensazione di evacuazione incompleta, necessità di utilizzare lassativi ed assenza di diagnosi di sindrome del colon irritabile. La stipsi cronica non interessa solo l’area dell’addome, ma può anche provocare dolore e rigidità a livello della parte bassa della schiena e del bacino. Le tipologie di pazienti che sono maggiormente interessati da questo disturbo sono le donne, specie se in gravidanza, e le persone che conducono uno stile di vita molto sedentario, soprattutto se native dell’emisfero occidentale. Fra gli approcci non-farmacologici supportati da studi scientifici rientrano la terapia manuale e modificazioni dello stile di vita, come dieta ed esercizio fisico.

La terapia manuale in questo caso consiste dunque sulla mobilità del colon per ripristinare il movimento intestinale. In questo caso può interessare il bacino, dove passa il colon, o anche le vertebre lombari, da cui partono le connessioni nervose con i visceri. L’osteopata può intervenire altresì con trattamenti di Osteopatia craniale, in quanto se si rileva una disfunzione a livello del sistema cranio sacrale essa può coinvolgere l’omeostasi dell’organismo intero, dunque anche dell’apparato digerente. Ma il lavoro più importante può essere fatto direttamente sull’intestino eseguendone uno “stretching” e ottimizzando la mobilità del diaframma per ridare al sistema quello che è il motore principale di tutto l’addome. Da osservare sia durante la sessione osteopatica che in seguito, in modo da prolungare gli effetti del trattamento, riguardano innanzitutto l’alimentazione: per cui bere molto, mangiare frutta e verdura e privilegiando cibi integrali.

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