Malattie della colonna vertebrale: sintomi, cause e terapia
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Malattie della colonna vertebrale 

La colonna vertebrale, o rachide, è composta da unità funzionali chiamate vertebre che si trovano sovrapposte che si articolano tra loro, formando un canale, detto canale vertebrale, che è localizzato immediatamente posteriormente al corpo vertebrale. Tra una vertebra e l’altra si trovano anche i dischi intervertebrali che si definisce come uno spesso anello di fibrocartilagine, suddiviso in nucleo polposo nella parte centrale e anello fibroso nella parte periferica. Ha la funzione di distanziare una vertebra dall’altra, fornire motilità e ammortizzare i carichi assorbendoli e distribuendoli più equamente al resto del corpo. 

Ogni vertebra, inoltre, si compone di un corpo, peduncoli, forame intervertebrale, processi trasversi, faccette costali per le vertebre toraciche, processo spinoso e processi articolari superiore e inferiore. 

Sistema legamentoso:

Il rachide è segmentato, articolato e flessibile, si estende con andamento curvilineo sul piano sagittale; queste curvature contribuiscono a realizzare la “postura vertebrale ideale” durante la statica eretta dell’individuo. Inoltre, la presenza delle curve aumenta la resistenza del rachide alle sollecitazioni di compressione assiale e l’elasticità della colonna. 

Le curve che riconosciamo sul piano sagittale sono in ordine dalla regione cervicale: lordosi cervicale, cifosi toracica, lordosi lombare, cifosi sacro-coccigea. 

Quali sono le principali patologie della colonna vertebrale?

Tra le patologie specifiche che coinvolgono e generano dolore alla colonna vertebrale troviamo:

  1. Le alterazioni meccaniche del rachide: deviazioni assiali in cui rientrano le cifosi che sono deviazioni sul piano sagittale, le deviazioni sul piano frontale nonché le scoliosi e deviazioni sul piano frontale e trasverso dette rotoscoliosi. 

    Le scoliosi possono distinguersi in due categorie:
    • scoliosi funzionali o atteggiamenti scoliotici o paramorfismo, cioè legata a vizi posturali o sedute scorrette o asimmetrie di carico sulla colonna (come lo zaino solo su una spalla)
    • scoliosi organiche in cui si ha una deformazione organica della colonna.
  2. L’Ernia del disco si struttura quando il nucleo polposo, composto per l’80% da acqua, si disidrata ed esercita una pressione idrostatica minore quando è compresso. Nel momento in cui è relativamente depressurizzato, il disco può gonfiarsi verso l’esterno se è compresso, come uno “pneumatico piatto”, e talvolta interessare la radice nervosa che fuoriesce dal forame intervertebrale. La degenerazione discale aumenta con l’età e colpisce la maggior parte delle persone a diversi livelli, ma può essere dovuta anche a traumi e a movimenti ripetuti. Bulging ecc…

    La diagnosi di degenerazione discale è eseguita tramite risonanza magnetica, oltre che un’approfondita anamnesi iniziale. 

    Come si cura l’ernia del disco?

    In base all’entità della degenerazione l’ernia può essere del tutto asintomatica e quindi non indurre dolori alla schiena
    Quando è sintomatica il paziente può rivolgersi a specialisti quali ortopedici, neurochirurghi, fisiatri e fisioterapisti in base a quanto il sintomo interferisce con le attività della vita quotidiana. 
    Potrebbe, in alcuni casi, essere necessario l’intervento chirurgico, quando l’ernia è gravemente espulsa e potrebbe essere causa di patologie importanti, andando a rimuovere l’erniazione e scaricando così la pressione delle strutture nervose. 
    Nei restanti casi, in cui si esclude l’intervento chirurgico, il trattamento può comprendere un buon programma di fisioterapia che comprenda esercizio terapeutico, molto utile potrebbe essere la rieducazione posturale globale, la terapia manuale e l’educazione del paziente riguardo la natura del problema e come gestirla da quel momento in poi. In una fase iniziale di dolore acuto e alta irritabilità del paziente potrebbe essere indicato l’uso di farmaci antinfiammatori o l’utilizzo di terapie fisiche. 
  3. Spondilosi e spondilolistesi:
    la spondilosi è letteralmente la degenerazione artrosica della colonna; la spondilolistesi, che deriva dal greco spondilo che vuol dire vertebra e listhesis che significa scivolare, è invece lo scivolamento patologico di una vertebra sull’altra. Quest’ultima condizione si verifica spesso a livello dell’articolazione tra le vertebre L5-S1, ma può verificarsi in altre regioni della colonna lombare, in particolare L4-L5. Molto spesso la spondilolistesi anteriore nella regione lombare è associata a fratture vertebrali bilaterali o deficit in tutta una parte di vertebra lombare localizzata in un punto intermedio tra i processi articolari superiore e inferiore. La forma acquisita di spondilolistesi a livello L5-S1 può essere progressiva, e in alcuni casi causata da attività fisiche ripetitive e intense che coinvolgono l’estensione completa.

    Come si cura la spondilolistesi?
    Anche in questo caso, come descritto per la cura e il trattamento dell’ernia del disco, sarà importante un’attenta diagnosi che comprenderà un’attenta anamnesi prossima e remota, la valutazione dei movimenti del paziente, se possibile, e imaging tramite risonanza magnetica. 

    Una volta stabilita l’entità del problema, se è grave sarà indicato il trattamento più invasivo che è l’intervento chirurgico seguito poi dal trattamento fisioterapico ed eventualmente farmacologico. Nel caso in cui non si renda necessario l’intervento chirurgico, sarà raccomandato il trattamento conservativo che si avvale di un buon programma riabilitativo che può comprendere l’educazione del paziente sul problema e l’adeguamento dei comportamenti errati, insegnando anche tecniche di auto trattamento, inoltre l’esercizio terapeutico sarà fondamentale, associato anche alla rieducazione posturale globale. Esercizi o altre azioni che creano un’estensione forzata e completa della colonna lombare inferiore sono controindicati, specialmente se la condizione è instabile e progressiva.
  4. Stenosi del canale centrale o restringimento del canale: è la riduzione dello spazio riservato a strutture vascolo nervose, in particolare al canale midollare. È caratterizzata da dolore a livello dei glutei che può essere associato a dolore a livello della colonna. La prevalenza della stenosi tende ad aumentare con l’età a causa della progressiva degenerazione della colonna. La stenosi può suddividersi in primaria, che è molto rara ed è legata ad un restringimento del canale da anomalia congenita o da un disordine dello sviluppo post-natale; la stenosi secondaria, la più comune è uno sviluppo riconducibile a processi degenerativi della colonna legati a invecchiamento, o a conseguenze di un intervento chirurgico, infezioni on traumi. 

    Anatomicamente le faccette articolari risultano ispessite, il disco degenerato, gli spazi intervertebrali ridotti e il legamento giallo ipertrofico. 

    Tra le malattie della colonna vertebrale i sintomi di questa sono dolore o discomfort quando si cammina o in stazione eretta, dolore radicolare, dolore e deficit neurologici. 

    Come si cura la stenosi del canale centrale o midollare?
    Oltre a condurre un’adeguata anamnesi ed esame obiettivo, per giungere ad una corretta diagnosi è necessario l’imaging che ha come gold standard la risonanza magnetica. 

    Per il trattamento si può intervenire sempre in base alla gravità della stenosi: possono utilizzarsi farmaci antinfiammatori, oppioidi, miorilassanti, calcitonina; infiltrazioni che possono essere utili nel breve e medio termine; fisioterapia con l’utilizzo di corsetti, esercizi specifici in flessione, esercizi posturali, gestione del dolore con caldo-freddo, terapia manuale; trattamento chirurgico, dimostratosi più efficace nel lungo termine consigliato quando il conservativo non ha portato benefici e i sintomi sono ancora invalidanti, con impatto sulla qualità della vita. Esistono varie modalità di intervento chirurgico quali la laminectomia e la stabilizzazione utilizzate soprattutto quando ci sono complicanze quali la spondilolistesi. 
  5. Fratture vertebrali
  6. Malattia degenerativa della colonna vertebrale, in particolare del disco 
  7. Tumori
  8. Infezioni spinali
  9. Malattie autoimmuni come quelle reumatiche 
  10. Malattie genetiche 
  11. Sindrome della cauda equina (SCE): è una condizione medica grave che coinvolge una compressione o danneggiamento delle radici nervose nella parte bassa della colonna vertebrale, nota come “cauda equina”, che si trova al di sotto del livello della seconda vertebra lombare (L2). La SCE può essere causata da diverse condizioni, tra cui ernie del disco lombare, tumori spinali, infezioni spinali, fratture vertebrali o emorragie nella regione lombare. Queste condizioni possono comprimere le radici nervose della cauda equina, interferendo con la trasmissione dei segnali nervosi. I sintomi possono variare ma spesso includono grave dolore lombare, perdita improvvisa e completa della funzione intestinale e della vescica (incontinenza urinaria e fecale), debolezza agli arti inferiori, intorpidimento nell’area genitale e negli arti inferiori, e talvolta perdita di sensibilità nella zona anale. Questi sintomi rappresentano una emergenza medica.

    Come si cura la sindrome della cauda equina?
    La diagnosi della SCE si basa sull’esame fisico, sulla anamnesi del paziente e su esami di imaging come la risonanza magnetica (RM) o la tomografia computerizzata (TC) della colonna lombare. Una diagnosi tempestiva è essenziale per evitare danni permanenti.

    La sindrome della cauda equina richiede un trattamento urgente. Il trattamento principale è chirurgico e mira a rimuovere la causa della compressione delle radici nervose. Questa procedura, chiamata decompressione della cauda equina, può coinvolgere la rimozione di ernie del disco, tumori o altre lesioni. Il tempestivo intervento chirurgico può migliorare le probabilità di recupero dei sintomi, ma la completa reversibilità dei danni nervosi dipende dalla gravità e dalla durata della compressione.

In queste ultime patologie sarà necessario l’inquadramento della patologia sottostante da parte di un team multidisciplinare e poi intervenire, in un secondo momento, a livello riabilitativo. 

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Alessandra Intorre

Fisioterapista laureata presso il Campus Biomedico di Roma nel 2021.
Studentessa del Master in Fisioterapia Muscolescheletrica e Reumatologica di Tor Vergata.