Spalla congelata: quali sono i sintomi e le vere cause
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Spalla congelata o Frozen shoulder contracture syndrome.

La capsulite adesiva, definita più propriamente da Lewis “Frozen shoulder contracture syndrome”, detta anche spalla congelata, è una condizione/sindrome che si traduce nella limitazione dei movimenti dell’articolazione della spalla.

La condizione fu riconosciuta per la prima volta, a livello clinico, come “periartrite della spalla” da Simon -Emmanuel Duplay, anatomopatologo, nel 1872. Il chirurgo statunitense Ernest Codman, nel 1934, descrisse questo disturbo con il nome di “spalla congelata”, indicando la possibilità di sviluppare rigidità e dolore alla spalla senza l’influenza di fattori esterni. 

La capsulite adesiva, termine coniato nel 1945 da Nevasier, ortopedico, indica una patologia relativa alla capsula gleno-omerale ed è la principale causa di dolore all’articolazione della spalla nella popolazione di mezza età. 

Spalla congelata: la vera causa? Non c’è un’inca causa riconosciuta sottostante alla capsulite adesiva. 

Caratteristiche patoanatomiche

L’articolazione gleno-omerale è un’articolazione sinoviale contenente una membrana sinoviale che riveste la capsula articolare interna e che racchiude il capo lungo del tendine del bicipite nel solco bicipitale. La capsula gleno-omerale, legamento coraco-omerale e legamenti gleno-omerali (superiore, medio e inferiore) comprendono il complesso capsulo-legamentoso. Questo complesso circonda l’articolazione gleno-omerale che si inserisce sull’omero (superiore alla piccola tuberosità e ai colli chirurgici e anatomici), dal bordo coracoideo e glenoideo attraverso il labbro e il collo glenoideo. Il complesso capsulo-legamentoso e i tendini della cuffia dei rotatori creano un manicotto statico e dinamico attorno all’articolazione gleno-omerale, che funge da supporto. 

La capsulite adesiva è caratterizzata dalla presenza di sinovite multiregionale, coerente con l’infiammazione, sono riportati anche vascolarizzazione focale e angiogenesi sinoviale (aumento della crescita dei capillari). Ci sono prove di una crescita nervosa nel complesso capsulo-legamentoso di pazienti con capsulite adesiva, che può spiegare l’accresciuta risposta al dolore. Indipendentemente dal fatto che la patologia sinoviale sia data da angiogenesi o sinovite, il dolore può risultare a riposo o con il movimento.

L’intero complesso capsulo-legamentoso può diventare fibrotico, possono crearsi significative cicatrici subacromiali, perdita del recesso sottoscapolare, infiammazione del capo lungo del tendine del bicipite e la sua guaina sinoviale e contrattura muscolo-tendinea.

Capsulite adesiva: classificazione

La capsulite adesiva è principalmente classificata in due tipi: primaria e secondaria.

La capsulite adesiva primaria o idiopatica è caratterizzata da un graduale inizio di dolore e rigidità all’articolazione gleno-omerale senza cause specifiche. Questa è considerata la vera frozen shoulder. La capsulite adesiva primaria colpisce dal 2% al 5,3% della popolazione generale. 

La capsulite adesiva secondaria è nota per essere causata da diversi fattori predisponenti. Diversi articoli di revisione hanno classificato ulteriormente questi fattori secondari in fattori sistemici, intrinseci ed estrinseci secondo la loro natura. I fattori sistemici includono diabete mellito, disfunzioni tiroidee, fattori intrinseci includono patologie della cuffia dei rotatori, tendinite bicipite, tendinite calcifica e artrite acromioclavicolare e fattori estrinseci includono disfunzioni cardiopolmonari, malattia del disco cervicale, ictus, morbo di Parkinson e fratture omerali. Alcuni autori hanno rivelato che i pazienti con questa condizione possono naturalmente recuperare entro due o tre anni, mentre altri hanno riferito che la disabilità può persistere anche fino a sette anni.

La prevalenza della capsulite adesiva secondaria correlata al diabete mellito e le malattie della tiroide sono riportati tra il 4,3 e il 38%. 

Capsulite adesiva: fasi

La capsulite adesiva si sviluppa in quattro fasi distinte (alcuni autori ne individuano tre): 

  • fase 1 infiammatoria, 
  • fase 2 di congelamento o di dolore, 
  • fase 3 congelata o di rigidità, 
  • fase 4 di scongelamento o di recupero

La fase 1 può durare per circa tre mesi. Il paziente può avvertire dolore acuto a fine range e a riposo, nonché disturbi del sonno dovuti al dolore. Il dolore può essere sia relativo al ROM attivo che passivo. Lo stato della capsula è normale.

Cambiamenti patologici: sinovite ipervascolare, rari infiltrati di cellule infiammatorie.

La fase 2 si riferisce alla fase di congelamento e può durare da tre a nove mesi. Il dolore si è cronicizzato. Il paziente potrebbe avvertire dolore prevalentemente di notte. I movimenti sono limitati nella flessione in avanti, abduzione, rotazione interna ed esterna. 

Cambiamenti patologici: sinovite ipervascolare con cicatrice perivascolare e subsinoviale, fibroplasia e formazione di cicatrici nella capsula sottostante.

La fase 3 è indicata come la fase congelata può durare da nove a quindici mesi. Il paziente può ancora avvertire dolore a fine range e può sperimentare una gamma limitata di movimento con rigidità a fine corsa.

Cambiamenti patologici: sinovite senza significativa ipertrofia o ipervascolarizzazione. Formazione di cicatrice spessa nella capsula. 

Nella fase 4, che è la fase di scongelamento, il dolore può essere diminuito con il progressivo miglioramento dei movimenti.

Spalla congelata: sintomi, segni e diagnosi 

La diagnosi di capsulite adesiva si basa sull’esame clinico, sull’esclusione di altre patologie e radiografie del dell’articolazione gleno-omerale che non mostrano alterazioni, ad eccezione dell’osteopenia della testa omerale e della tendinosi calcifica.

Dall’esame clinico si evidenzieranno come segni e sintomi quali: restrizione dei movimenti articolari sia attiva che passiva, soprattutto la limitazione della rotazione esterna passiva. Sarà visibile anche alterazione del pattern di movimento, possibile atrofia muscolare del deltoide e del sovraspinato. Alla palpazione troviamo il processo coracoideo doloroso. 

Capsulite adesiva: cosa fare? Trattamento

Sono stati descritti diversi interventi per il trattamento della capsulite adesiva (che non guarisce da sola), ed emergono evidenze da studi clinici randomizzati di alta qualità sull’efficacia a breve e a lungo termine di questi interventi. 

Il successo del trattamento non richiede che il paziente raggiunga un ROM completo e la piena mobilità. 

Invece, un outcome di successo può essere dato da una riduzione significativa del dolore, miglioramento della funzione e alti livelli di soddisfazione del paziente. 

Un risultato positivo a lungo termine potrebbe essere definito come un continuo miglioramento del movimento della spalla e della sua funzione nel corso dei mesi, mentre il tessuto si rimodella da tessuto fibrotico ispessito a tessuto collagene più normale. Al contrario, i pazienti che si presentano con dolore alla spalla e dolore al braccio e deficit di mobilità, ma che hanno un ritorno significativo del movimento e riduzione dei sintomi dopo aver ricevuto iniezioni di corticosteroidi, mobilizzazione dei tessuti molli o dell’articolazione e/o esercizi di mobilità o stretching, non erano affetti da capsulite adesiva. Pertanto, a volte, la risposta al trattamento aiuta a determinare la diagnosi.

Iniezioni di corticosteroidi

Sebbene le iniezioni di corticosteroidi non facciano direttamente parte dell’ambito di pratica del fisioterapista, vengono somministrate per smorzare la risposta infiammatoria e come antidolorifico nei pazienti con capsulite adesiva. I risultati riscontrati mostrano diminuzione del dolore e protezione muscolare, evitando la fibrosi o le aderenze, che costituiscono la barriera iniziale al movimento articolare.

Per il trattamento si utilizza la terapia manuale insieme all’esercizio per le prime sei settimane, insieme al cortisone. 

La terapia manuale funziona in queste condizioni in cui è presente rigidità, per il miglioramento del ROM e della funzione, lavorando su una soglia di dolore tollerabile. La direzione consigliata per le mobilizzazioni è il glide antero-posteriore per il recupero dell’abduzione e della rotazione esterna. 

Si può associare anche lo stretching statico passivo. Si può utilizzare anche un’ortesi statica per lo stretching progressivo. 

L’esercizio è da iniziare da subito per reintegrare la percezione dell’arto, lavorando sul controllo motorio, sui muscoli della cuffia dei rotatori e su quelli scapolari. 

Non ci sono evidenze per trattamenti quali caldo, freddo.

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Bibliografia

  1. Kelley MJ, Shaffer MA, Kuhn JE, Michener LA, Seitz AL, Uhl TL, Godges JJ, McClure PW. Shoulder pain and mobility deficits: adhesive capsulitis. J Orthop Sports Phys Ther. 2013 May;43(5):A1-31. doi: 10.2519/jospt.2013.0302. Epub 2013 Apr 30. PMID: 23636125.
  2. Salomon M, Pastore C, Maselli F, Di Bari M, Pellegrino R, Brindisino F. Manipulation under Anesthesia versus Non-Surgical Treatment for Patients with Frozen Shoulder Contracture Syndrome: A Systematic Review. Int J Environ Res Public Health. 2022 Aug 7;19(15):9715. doi: 10.3390/ijerph19159715. PMID: 35955074; PMCID: PMC9368476.
Alessandra Intorre

Alessandra Intorre

Fisioterapista laureata presso il Campus Biomedico di Roma nel 2021.
Studentessa del Master in Fisioterapia Muscolescheletrica e Reumatologica di Tor Vergata.